Buon Natale 2024

Pronunciare la parola «auguri» è giusto ma è anche facile e non c’è nulla di male che lo sia. Tuttavia non ci è dato dimenticare che i tempi in cui viviamo sono pieni di incognite. Gli sviluppi che stanno ridisegnando gli assetti politici, sociali, economico-finanziari e culturali del mondo intero si muovono verso direzioni ancora ardue da decifrare. In questo quadro siamo comunque costretti a constatare che la guerra, lungi dall’essere ripudiata, viene sempre più praticata e quindi legittimata in linea di fatto e troppo spesso anche di principio.
Gli angeli sulla grotta di Betlemme cantano «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). Per i credenti queste parole rappresentano una realtà, per gli altri sono, o almeno possono essere, un ideale non vano. Gli angeli glorificano il Dio della pace, ma sulla terra pace non c’è.  Chi, rassegnato, conclude che da sempre è così e che quindi non può essere che così, non ascolta le profondità della coscienza umana. L’impossibilità di mutare il mondo non cancella la responsabilità di cambiare quanto è modificabile.
Francesco di Assisi è una figura intimamente legata sia al Natale sia alla pace. Una testimonianza tramandata da Tommaso da Spalato afferma: «In realtà, tutta la sostanza delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie e a gettare le fondamenta di nuovi patti di pace. Portava un abito sudicio, la persona era spregevole, la faccia senza bellezza. Eppure Dio conferì alla sua parola tanta efficacia che molte famiglie signorili, tra le quali il furore irriducibile di inveterate inimicizie era divampato fino allo spargimento di tanto sangue, erano piegate a consigli di pace».
Dichiarare a Natale che la pace scenda nei cuori è formula sempre esposta al rischio di cadere nella retorica dei buoni sentimenti. Può suonare così, ma può anche attestare che, pure in un tempo nel quale «nebbia fitta avvolge le nazioni», si è chiamati a coltivare il bene là dove ci è dato di farlo; ed è questo l’augurio sincero che rivolgo a voi e ai vostri cari.                                             

 Piero Stefani

(presidente di Biblia)
                                                                                                          

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