- Home
- Pubblicazioni
- Attività: resoconti
- Resoconto del viaggio di studio a Salonicco e Macedonia del Nord
Resoconto del viaggio di studio a Salonicco e Macedonia del Nord
Resoconto viaggio in Macedonia
Il viaggio di Biblia di quest’anno è stato tenuto, nel periodo dal 7 al 15 settembre, in Macedonia, sia nella parte che è ora uno stato autonomo che attende di entrare nella Comunità Europea, sia nella parte che è una regione della Grecia. Accompagnatore culturale del viaggio era il professor Giorgio Ziffer, studioso di filologia slava e professore di slavistica presso l’Università di Udine. Inoltre, il professor Enrico Norelli ha approfondito il ruolo di Paolo nella costituzione della prima comunità cristiana di Salonicco. Per l’aspetto pratico-logistico, noi partecipanti siamo stati molto supportati dalla collaborazione fattiva e risolutiva della signora Valentina Tomassoni, accompagnatrice fornita dall’agenzia, e da due guide, una per la Macedonia autonoma (signora Elena) e l’altra per la parte greca (signor Ghiorgy), entrambe competentissime e molto generose nell’illustrare le bellezze del loro rispettivo paese di cui erano fiere. In preparazione del viaggio, è stato fornito ai partecipanti un e book (che Biblia può trasmettere a chi lo desideri) relativo alla storia dell’arte dei luoghi visitati, alla storia della Macedonia e della lingua slava, alla storia degli inizi del cristianesimo a Salonicco e alla storia della comunità ebraica della stessa città, redatto da Piera Arata, Piero Stefani e dai professori Giorgio Ziffer ed Enrico Norelli. Il viaggio ha avuto inizio nello stato della Macedonia e termine nella Macedonia greca, è stato intensissimo ed ha consentito la visita a circa 3 siti al giorno.
Questo resoconto, non volendo essere né una ripetizione del programma di viaggio, né del libro fornito ai partecipanti, è ordinato partendo dall’epoca storica dei monumenti visitati (che spaziavano dal IV secolo avanti Cristo al 1970), dal più antico, al più recente.
I luoghi più antichi visitati sono stati il sito di Aiges (ora Verghina), le tombe dei re macedoni ed il loro corredo funerario, situate nella parte greca della Macedonia. Aiges, che si trova nella Macedonia greca, era l’antica capitale della Macedonia che, anche dopo il trasferimento del palazzo del re a Pella, voluto da Archelao, padre di Filippo II, mantiene il ruolo di centro amministrativo e politico. Infatti vi è un teatro, realizzato in una suggestiva posizione su una collinetta, nel quale si tenevano le assemblee del regno e nel quale, durante le celebrazioni del matrimonio di una figlia, venne assassinato Filippo II da Pausania una sua guardia del corpo, probabilmente pagato del re di Persia, che sperava di evitare una guerra che Filippo II voleva muovere loro e che poi Alessandro Magno vinse. Sorgeva, inoltre, vicino al teatro ed anch’esso in posizione molto panoramica, un palazzo rettangolare, con un colonnato lungo tutti i quattro lati e frontone, adibito a funzioni pubbliche ed amministrative, sede del tribunale, delle udienze del re e di simposi a carattere pubblico nel quale ogni macedone poteva entrare. La zona, purtroppo, era stata utilizzata in passato come cava di pietre e marmi ed ora del palazzo rimangono alcune colonne che sono state recentemente rimesse in piedi su blocchi di marmo molto moderni con contributi della Comunità Europea. Rimangono del palazzo alcuni mosaici molto belli. La guida ci ha spiegato come la realizzazione di questi monumenti fosse stata resa possibile dalla ricchezza di cui la Macedonia all’epoca godeva grazie al commercio del legname delle sue foreste, legname con il quale venivano realizzate le navi ateniesi, in particolare quelle fatte realizzare da Temistocle per la battaglia di Salamina. Vicino a questi monumenti vi sono le tombe dei re macedoni della dinastia dei Temenidi (dinastia di Filippo II), tranne quella di Alessandro Magno. Queste tombe erano coperte da terra in forma di collinette con il soffitto a volta a botte, per reggere la terra. Sono state portate all’interno di un museo appositamente costruito in zona. Presentano una parte anteriore in marmo che simula un tempio greco con lesene e frontone, che ospita pitture. Ci sono le tombe di Filippo II, di Alessandro IV (figlio di Alessandro Magno e ucciso a 16 anni da Cassandro che divenne re dei macedoni dopo aver ammazzato anche Olimpia e Rossane) e di una moglie di Filippo II, morta di parto insieme al suo bimbo. L’interno di questa tomba (che non era destinato ad essere visto dal pubblico) era affrescato con una cura particolare da un grande pittore che riesce a rendere, oltre alla prospettiva, anche il movimento. Le figure sono molto curate. Questi affreschi, lasciati all’interno della tomba, sono visibili in riproduzione nel museo. Nella tomba sono state trovate anche le ossa di un uomo, molto probabilmente un tombarolo lasciato lì dai suoi complici. La tomba di Filippo II, che non è stata trovata dai tombaroli ed è intatta, presenta sul frontone affreschi simili per stile a quelli della tomba precedente. Gli affreschi, sia della tomba della moglie che della tomba di Filippo, sono gli unici affreschi di quest’epoca che si sono conservati ed il loro stile è molto più simile alle pitture del rinascimento italiano di quanto non lo siano le icone e gli affreschi delle chiese ortodosse forse perché nel rinascimento italiano si aveva un’ammirazione sconfinata per gli antichi ai quali ci si voleva ispirare. Basti pensare alla pittura “a grottesche” copiata dalla domus aurea di Nerone ed al Cristo del giudizio universale della cappella sistina le cui fattezze sono state copiate dall’Apollo del belvedere (che sembra fosse un ritratto di Antinoo il ragazzo amato dall’imperatore Adriano). Può darsi che nell’arte sia bizantina che della rinascenza paleologa che delle icone dei secoli successivi non si sia sentita l’esigenza di copiare gli antichi (dei quali erano comunque visibili i mosaici) perché, finché è durato l’Impero Romano d’Oriente, non si avvertiva alcuna cesura con il mondo antico e dopo si è voluto continuare con modelli consolidati. Il corredo funerario della tomba di Filippo II (fatto preparare dal figlio, Alessandro III il Grande) è bellissimo e molto ricco. Contiene la corona d’oro di Filippo, pregevolissimo lavoro di oreficeria a foglie di quercia (la corona a foglie di quercia, essendo la quercia albero sacro a Zeus, indica che si tratta di una corona di re), oltre all’armatura da parata, ed a molti altri gioielli, in particolare alcuni ciondoli ed orecchini modernissimi che usano ancora oggi. Come ha precisato la guida, in Macedonia erano divenuti tutti ricchi dopo le conquiste di Alessandro Magno. La tomba di Alessandro IV è simile a quella di Filippo, ma le pitture del frontone, realizzate su legno, non si sono conservate. Anche a Skopje vi è un teatro greco molto ben conservato, trasformato da Romani in arena per giochi gladiatori che in Macedonia non hanno mai avuto successo.
L’epoca di Heraclea Lyncestis, (cioè terra della lince), va dalla metà del IV secolo a.C., quando la città venne fondata, probabilmente da Filippo II, fino, almeno per quanto riguarda le rovine, al VI secolo d.C.. La città, situata al confine tra la Macedonia e l’Illiria, ebbe grande importanza sul piano militare. Importante stazione della via Egnazia, prospera anche in epoca romana. Sono state rinvenute le mura della città, tre basiliche realizzate tra il IV ed il VI secolo d.C., quando Heraclea era un’importante sede episcopale. Tutte le basiliche hanno i pavimenti a mosaico di pregevole fattura e ben conservati con raffigurazioni allegoriche. In questa città, sul fianco di un colle, è stato costruito nel II secolo d.C. un teatro utilizzato per giochi gladiatori fino alla fine del IV secolo. A Salonicco, fondata da Cassandro verso la fine del IV secolo a.C. con il nome di sua moglie, Tessalonica (=vittoria dei Tessali), figlia di Filippo II, abbiamo ammirato, nel museo, alcune lapidi e altri mosaici. Nella stessa città, della tarda età romana si sono viste le mura del palazzo di Galerio, l’arco di Galerio e, all’interno del relativo museo, altre parti del palazzo. Nel museo dell’arte bizantina di Salonicco, abbiamo potuto vedere altri mosaici, alcuni di epoca romana che facevano da pavimento ad un triclinio e raffiguravano la vicenda di Arianna e altri mosaici del V e VI secolo. Ma mi hanno colpita soprattutto le mura realizzate da Teodosio, lunghe ed imponenti, ancora ben conservate. La guida ha sottolineato qui che, proprio a Tessalonica, nel 393 d.C., Teodosio proclamò il celebre editto che vietò nell’Impero il paganesimo, ammettendo solo la religione cristiana e quella ebraica. La conseguenza fu che i piccoli cervelli crearono, per coloro che non la pensavano come loro, le eresie, con conseguenti persecuzioni e lotte religiose, che non si erano mai conosciute al tempo del paganesimo. Del resto, se il cristianesimo non fosse già stato molto diffuso tra le masse del popolo e, quindi, nella classe dominante (per tenere buono il popolo), l’imperatore non avrebbe potuto emanare tale editto. Forse, l’editto fu solo una delle molteplici applicazioni della legge secondo cui per non cambiare nulla (cioè affinché le classi dominanti continuino ad essere tali) è, in taluni momenti storici, necessario cambiare tutto.
Attorno al XIII secolo i monaci, rifugiatisi nelle grotte, realizzarono alcune piccole cappelle rupestri alle quali si accede, presso Kalishta, nella Macedonia stato indipendente, da una costruzione più moderna con ripida scala. Si tratta di piccole stanzette, buie ed umide, scavate nella roccia. Una di esse è affrescata. La località è sul lago di Ocrida, panoramicamente affascinante con questo ampio lago che dà l’idea dell’infinito. Non capisco perché questi eremiti sentissero il bisogno di pregare Dio non immersi nella bellezza che Dio ha creato per noi, ma al buio, all’angusto ed all’umido.
E’, quindi, stata la volta delle opere d’arte realizzate nel periodo della “rinascenza paleologa”, cioè seconda metà del XIV secolo, periodo tragico per l’area interessata dal nostro viaggio in quanto vi hanno inizio le guerre che porteranno alla conquista musulmana. Proprio in quest’epoca, nella Macedonia, la pittura raggiunge vette molto alte e farà da modello per tutta l’area balcanica. La pittura, soprattutto ad affresco, vede una notevole attenzione alla prospettiva ed alla descrizione, per quanto stilizzata, della figura umana, sempre allungata. La raffigurazione dei personaggi è sempre molto espressiva e ne rappresenta sia il carattere che i sentimenti. Noi chiameremmo gotico lo stile degli affreschi. Esempi molto belli della pittura di quest’epoca sono il monastero di Marko (vicino a Skopje) e la chiesa di Santa Maria Peribleptos di Salonicco. In entrambe le chiese, le scene rappresentate sono quelle tipiche delle chiese ortodosse: nell’iconostasi (che nella chiesa di San Demetrio, cioè la chiesa del monastero di Marko, è in pietra, mentre nelle altre chiese è in legno) abbiamo, alla sinistra della porta santa, l’icona del salvatore ed al suo fianco quella di san Giovanni Battista (con due teste, una sul suo collo e l’altra ai suoi piedi), alla destra della porta santa, l’icona della madre di Dio ed al suo fianco l’icona del santo cui è dedicata la chiesa (san Demetrio). Sulle pareti abbiamo il ritratto del re Marko, le scene della passione di Cristo (la crocefissione ha sempre una scala appoggiata alla croce per mostrare l’umanità di Cristo), del battesimo. Sulla parete occidentale (quella nella quale si apre la porta di accesso) è raffigurata la dormizione della Vergine con gli apostoli che arrivano in una nuvola e Gesù che tiene in braccio l’anima della Vergine, raffigurata come un neonato. Sulla cupola è rappresentato il Pantocratore; mentre nella chiesa di Santa Maria Peribleptos, la madre di Dio. Il Monastero consta di un complesso di costruzioni riunite attorno ad un giardino ben curato. Una di queste costruzioni è la chiesa di san Demetrio (santo guerriero) che presenta una cupola che copre una volta a botte, cupola bassa racchiusa ai quattro lati da quattro frontoni. La costruzione è realizzata in pietra, disposta in riquadri contornati di mattoni rosati che conferiscono questo colore alla costruzione. Lo stesso tipo di architettura si ha per la chiesa di Santa Maria Peribleptos. L’interno di entrambe le chiese è interamente affrescato con fondo blu di lapislazzuli a testimonianza dell’impegno profuso dalla dinastia regnante nella realizzazione di queste chiese in un momento difficile per l’inizio della conquista ottomana. Infatti, il committente, re Marko, morì combattendo.
Dopo la conquista musulmana, inizia la realizzazione di moschee e di amman, molti dei quali trasformati ora in musei. Le moschee rimangono solo nella Macedonia autonoma (dove vengono ristrutturate con fondi provenienti dai Paesi arabi o dalla Turchia) perché nella Grecia le hanno abbattute quando i greci si sono liberati del dominio turco. Molto suggestiva una moschea di Skopje, severa senza ornamenti, ed un’altra moschea interamente affrescata nella quale è dipinta anche l’unica raffigurazione della Mecca con la pietra nera. Di questo periodo le opere che più mi sono piaciute sono stati gli antichi centri storici, soprattutto di Skopje ed anche di Bitola. Skopje era anticamente un importante polo commerciale perché al centro delle vie di comunicazione balcaniche tra ovest ed est e tra nord e sud. Si trova sulla via Egnazia realizzata dai Romani nel II secolo a.C. per collegare Durazzo a Salonicco e poi a Istanbul. E’ dotata di 3 caravan serragli in cui le costruzioni fanno cortina attorno ad un cortile quadrato a cui si accedeva tramite un portone. Nelle costruzioni si trovavano le stanze di chi pernottava temporaneamente nel caravan serraglio. Ora ospitano ristoranti. Le strade della città vecchia non sono molto larghe, ma, per quanto ora sconnesse, sono lastricate in pietra a testimonianza dell’importanza attribuita dai Turchi a questo centro commerciale. Ci sono negozi di abiti da sera per donna, di cui molti a mongolfiera e tutti lunghi, ornati di luccicanti pajettes, completati da diademi brillantissimi. Si suggerisce a qualche donna di spettacolo di venire a rifornirsi qui di abiti da red-carpet. La guida ha riferito che molti negozi del bazar erano tenuti da turchi, partiti con la fine della dominazione. Ma ora, alcuni discendenti tornano e riprendono a gestire soprattutto le pasticcerie. Nella Macedonia autonoma circa il 20% della popolazione è di religione musulmana. L’80% è di religione ortodossa. Altro bazar analogo, si trova a Bitola, rinomato per le perle false. A Bitola ho trovato un negozio che vendeva a prezzi molto modici la frutta disidratata con lo zucchero, buonissima. In generale, in Macedonia è molto facile trovare succhi di frutta, anche di ciliegie (buonissimo) che in Italia non si trovano. Si sono viste anche, nel museo dell’arte bizantina, alcune icone che risalgono tutte a dopo la fine dell’iconoclastia, vera e propria guerra che, oltre alla violenza contro le persone, ha portato alla distruzione di tutte le icone precedenti. Come riferito dalla guida, rimangono solo 50 icone precedenti al periodo dell’iconoclastia, icone salvate in conventi. Secondo la guida, tutte queste lotte violente e con continui cambiamenti di idee da parte dei detentori del potere, cambiamenti di idee sempre sottolineati da violenze contro la popolazione, hanno abbondantemente contribuito al successo dell’Islam.
Il XIX secolo vede come monumento rappresentativo dell’arte macedone la chiesa di Sveti Pas (san Salvatore), alla quale si accede scendendo una ripida scala perché, durante la dominazione musulmana, le chiese dovevano essere più in basso delle moschee. All’internodi questa chiesa di Skopje, si trova un’iconostasi lignea in noce, lavorata come se il legno fosse pizzo, tutto ghirigori e volute. Le figure sono molto piccole e bisogna guardare attentamente per scorgerle. Si vede il grande lavoro e la maestria degli artigiani, ma, a mio giudizio, questa maestria non conduce alla bellezza, a differenza di quanto accade nella splendida sagrestia lignea risalente alla fine del XVII secolo, opera del Fantoni e del Caniana, della chiesa di san Martino ad Alzano Lombardo (a pochi chilometri dalla mia città, Bergamo) in cui non vi è un ghirigoro continuo e fine a sé stesso, ma il lavoro è finalizzato ai soggetti che si vogliono rappresentare, siano essi personaggi o animali, che spiccano con mirabile armonia.
La parte moderna delle città viste è caratterizzata dalla presenza di amplissime piazze rettangolari e da numerose statue equestri in bronzo, quasi sempre dedicate a Filippo il Macedone o a Alessandro Magno. E’ strano che Paesi tanto poveri si siano dotati di monumenti tanto costosi. A Bergamo, per esempio, non c’è un solo monumento equestre: persino Garibaldi è appiedato. Anche Vittorio Emanuele II è in piedi. A proposito, poiché la statua di Vittorio Emanuele è posta davanti al palazzo degli uffici comunali in modo tale che guardi la piazza e il dietro dia sulla facciata del palazzo, un mio collega, quando qualcuno faceva una fesseria, soleva dire che gli sarebbe stato bene un monumento sul didietro di Vittorio Emanuele. Tornando a Skopje, abbiamo visto la chiesa di San Clemente realizzata nel 1970. In una piazza della stessa città, vi è una grande fontana ornata da grandi statue in bronzo raffiguranti Olimpiade che allatta Alessandro, Filippo ed Alessandro. I Macedoni si sentono fierissimi di essere lo stesso popolo di Filippo II e, soprattutto, di Alessandro Magno. Della Salonicco moderna abbiamo visto il museo della Shoà. Infatti, fino all’arrivo dei nazisti, Salonicco era sede di una numerosissima comunità ebraica che era arrivata anche a contare il 60% della popolazione. In questa occasione la guida, tenendo presente che questa città era sempre stata abitata da diverse etnie e culture, affratellate dalla tolleranza, ci ha riferito una bellissima frase detta da un grande cittadino di Salonicco. “Finché Salonicco esisterà, nessuno sarà senza patria”. La guida ci ha anche raccontato che un sindaco della città era stato definito il peggior sindaco degli ultimi 2400 anni, frase da cui si sentiva la fierezza per l’antichità della città, fierezza che molti italiani possono condividere, visto che molte città d’Italia sono ancora più antiche.
Si è avuta anche l’occasione di ammirare una località naturale bellissima: le sorgenti del lago di Ocrida. Il lago, lungo circa 35 Km e largo 13, è di origine tettonica ed è alimentato da un fiume, chiamato Sar Nero, che poco prima di sfociare nel lago, si suddivide in alcuni piccoli rami di acqua così limpida che sembra profondo pochi centimetri, mentre è profondo m 50 ed, in alcuni punti, anche m 300. La limpidezza permette di vedere la sabbia del fondale mossa da piccole bolle che evidenziano il salire dell’acqua sotterranea. Su barche a remi, abbiamo potuto solcare queste sorgenti lungo le quali si specchiavano alberi frondosi, godendo di uno spettacolo molto bello per l’acqua limpidissima e lucente come uno specchio.
Dato lo scopo culturale dell’iniziativa, il viaggio è stato arricchito da quattro conferenze serali tenute, le prime tre, dal professor Giorgio Ziffer e l’ultima sia da questo professore che dal professor Enrico Norelli. Il professor Giorgio Ziffer ci ha parlato delle lingue slave, suddivise in 3 ceppi: lingue slave orientali (russo ed ucraino), lingue slave occidentali (slovacco, polacco) e lingue slave meridionali (serbo, croato, macedone). Queste lingue arrivano molto tardi alla scrittura, verso la metà del IX quando il monaco Costantino (che poco prima di morire, facendosi monaco, assumerà il nome di Cirillo) ideò, non l’alfabeto cirillico, ma l’alfabeto glagolitico (derivante dal termine glagol che nello slavo macedone significa “parola”). Da questa lingua (dialetto slavo meridionale), probabilmente appresa da una sua balia, essendo egli greco, fece derivare lo slavo ecclesiastico, lingua ancora oggi utilizzata nella liturgia ortodossa, soprattutto in Russia. Nello slavo ecclesiastico, trascrisse le sacre scritture in modo tale che gli slavi potessero conoscerle nella loro lingua. Iniziò, così, la sua attività missionaria nell’attuale Slovacchia, ma venne imprigionato in quanto la zona era “riserva” missionaria della chiesa tedesca che utilizzò, come pretesto, il fatto che le uniche lingue della sacra scrittura dovevano essere il greco ed il latino. Il papa, però, appoggiò il suo progetto. Potè quindi continuare la sua opera missionaria in Bulgaria e nell’attuale Macedonia. Morì, però, molto presto, nel 869 a Roma. Il fratello, Metodio, non poté continuare la sua opera perché imprigionato. La sua attività missionaria venne continuata da san Clemente di Ocrida, al quale probabilmente si deve la creazione dell’alfabeto cirillico, in seguito modificato dallo zar Pietro il Grande.
Nella sua conferenza, il professor Norelli ha parlato della fondazione della chiesa di Salonicco da parte di San Paolo. L’attività missionaria era molto ben programmata in precedenza e poteva essere organizzata da una comunità ecclesiale già fondata, come quando Paolo operò come tramite della chiesa di Antiochia, oppure autonomamente dall’Apostolo, come nel caso della comunità di Tessalonica. Le mete di evangelizzazione erano, preferibilmente, i grossi centri commerciali o portuali dell’epoca in cui potevano confluire traffici e popolazioni diverse. Una volta fondata la comunità, l’apostolo fondatore si tratteneva in essa per consolidarla e dare ai credenti i primi insegnamenti ed anche trovare dei propri fiduciari all’interno. Quindi, il fondatore partiva per evangelizzare altrove, ma rimaneva in contatto epistolare con la comunità così da fornire ulteriori insegnamenti o dirimere eventuali controversie. Ovviamente, i contatti epistolari erano complessi. Solo i funzionari imperiali potevano fruire dell’efficientissimo sistema postale imperiale, ma certo non i privati, soprattutto se perseguitati, i quali necessitavano di qualche fedele che si recasse sul posto. Nel caso della comunità di Tessalonica, sembra che Paolo dovesse lasciarla molto in fretta e di nascosto perché perseguitato. Si ritiene, infatti, che il messaggio evangelico originario annunciasse il ritorno di Cristo già nella stessa generazione degli apostoli, con conseguente ingresso in paradiso dei credenti ed inferno per gli altri. In attesa, i fedeli della comunità smisero di lavorare, creando problemi. Da qui le persecuzioni e la conseguente fuga di Paolo. Nelle generazioni successive, si constatò che quanto annunciato non era per niente imminente. Mi chiedo, allora, come fu possibile che il Cristianesimo (predicato da umili ed ignoranti), con il suo fanatismo, risultasse vincente sulle altre religioni allora diffuse nell’Impero. Io credo che la ragione di questo successo risieda nel non essere il Cristianesimo una religione misterica, ma aperta a tutti e nell’aver portato alla conoscenza delle masse, soprattutto a quelle più diseredate ed ignoranti, ciò che, forse, all’epoca era noto solo a quei pochi che avevano accesso alla cultura e cioè la dignità dell’essere umano, dignità grande ed uguale per tutti, indipendentemente dalla condizione sociale o dalla ricchezza o dal potere del singolo. Dopo quasi duemila anni di Cristianesimo, questa convinzione è divenuta ora κτήμα ἐίς ἀέι di tutta la società umana e permea di sé anche le convinzioni di chi si dice agnostico. Secondo me, la formulazione più completa dell’influsso positivo del Cristianesimo sullo sviluppo sociale si trova nell’art. 3 della Costituzione Italiana:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
In conclusione, questo viaggio, oltre ad avermi fatto vedere posti per me nuovi, è stato molto interessante soprattutto perché ha fatto sorgere in tutti i partecipanti la curiosità di approfondire la cultura ortodossa: su quali basi è sorta, come si è evoluta, quali sviluppi ha regalato e può ancora regalare al mondo. Tutti speriamo che la nostra Associazione abbia modo di aiutarci in questa scoperta.
Alessandra Passeri