In exitu Israel de Egypto. La figura dell'esodo dalla Bibbia alla Divina Commedia.

In occasione della mostra Dante. La visione dell'arte. In collaborazione con la Fondazione delle Casse di Risparmio di Forlì

7-9 maggio 2021
Convegno nazionale online

Nel Medioevo era convinzione comune che la Bibbia avesse un senso letterale e uno allegorico (soggetto, a propria volta, a tre specificazioni). Ciò vale anche per la Divina Commedia. A dircelo è la XIII epistola che contiene la dedica del Paradiso a Cangrande della Scala. Si tratta di un documento prezioso, per quanto la sua autenticità sia da tempo in discussione. I vari sensi della Scrittura e del Poema sono esemplificati a partire dal verso: «Quando Israele uscì dall'Egitto». Non è un caso. Molti hanno visto nell'esodo la figura chiave dell'intera Bibbia. Dal canto suo la Commedia è, per eccellenza, un poema esodico: si esce dalla selva oscura, si scende negli inferi, si sale il monte della purificazione per giungere ai cieli e all'empireo, su su fino alla visione di Dio. Mosè non entrò nella terra promessa e di Dio vide solo la schiena; Dante, come personaggio, giunge invece alla meta più alta e attua, come poeta, il tentativo, mai compiuto in precedenza né in seguito, di cantare il “mondo altro” sia nei suoi abissi sia nel suo inesprimibile vertice.
 

Piero Stefani
 

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